COMUNICATO STAMPA

ALPI GIULIE CINEMA 2022 – Bar Libreria Knulp

Da giovedì 17 febbraio 2022 la rassegna di cinema di montagna “Alpi Giulie Cinema” si trasferisce al Bar Libreria Knulp. Vista la capienza ridotta, per accedere alle iniziative è obbligatoria la prenotazione esibendo il green pass rafforzato e indossare una mascherina ffp2.

– giovedì 17 febbraio ore 18.00 (30 persone)

– giovedì 24 febbraio ore 18.00 (30 persone)

– giovedì 24 febbraio ore 20.30 (30 persone)

– giovedì 3 marzo ore 18.00 (30 persone)

– giovedì 3 marzo ore 20.30 (30 persone)

– giovedì 10 marzo ore 18.00 (30 persone)

– giovedì 10 marzo ore 20.30 (30 persone)

– giovedì 17 marzo ore 18.00 (30 persone)

– giovedì 17 marzo ore 20.30 (30 persone)

– giovedì 24 marzo ore 18.00 (40 persone)

 

DOVE PRENOTARE:

– whatsapp: +39 329 158 9400

– mail: knulp@knulp.it

ALPI GIULIE CINEMA 2022 – Il programma di Trieste

Locandina

Trentuno anni di cinema di montagna

Per il trentunesimo anno l’Associazione culturale Monte Analogo porta sugli schermi, triestini prima e regionali poi, il meglio delle produzioni internazionali di video, film, documentari e cortometraggi dedicati alla montagna. Montagna nella sua accezione più alta e altra, declinata in avventura  ed esplorazione, ma anche e soprattutto cultura e sociale.

I film proposti in visione sono, come da lunga consuetudine, divisi in due sezioni che, pur avendo un approccio diverso al variegato mondo della montagna, mantengono altissimo il loro valore qualitativo.

L’attenzione è sempre rivolta, più che al puro gesto tecnico, all’uomo che lo compie. Introspezione e solidarietà, coscienza e conoscenza di se e la cura del prossimo, del territorio e dell’ambiente, della cultura che quel territorio, attraverso le popolazioni che lo vivono, esprime. Valori tanti più fondamentali oggi, schiacciati come siamo tra pandemia, sconvolgimenti climatici e crisi sociali.

La finestra, che abbiamo l’ambizione di aprire, è un occhio sul mondo della montagna, dell’avventura, dell’esplorazione nel senso più ampio e completo dei termini. Dove l’avventura e l’esplorazione sono principalmente all’interno dell’uomo e della società in cui cerchiamo di vivere.

Per la trentunesima volta ci proviamo. All’affezionato pubblico il giudizio se, ancora una volta, ci siamo riusciti.

Buona visione.

IL PROGRAMMA DI TRIESTE

TEATRO MIELA

Martedì 1 febbraio

ore 18.00

WANDERING IN THE WHITE – 28’ (Finlandia, 2019) – Otto Heikola

Due forti ex-campioni di orienteering di decenni addietro si recano in Lapponia per una spedizione sciistica di quattro giorni. Ma quando la coppia viene colpita da una tempesta di neve in mezzo al nulla, è costretta a fare scelte difficili, in condizioni molto rischiose. Il percorso, un tempo familiare, si rivela un’impresa impossibile: qual è la direzione giusta, e come ritrovare casa quando non si riesce a distinguere la terra dal cielo?

EVEREST – THE HARDWAY – 52’ (Slovacchia, 2020) – Pavol Bàrabas

E’ possibile scalare la via più difficile dell’Everest in stile alpino? Chris Bonigton, il famoso scalatore inglese, ha chiamato questa via “The hard way” e ha dichiarato che è impossibile. Quattro scalatori slovacchi accettano la sfida e nel 1988 affrontano la via più diffcile della loro vita, senza via d’uscita.

ore 20.30

CHOLITAS – 80’ (Spagna, 2019) – Jaime Murciego, Pablo Iraburu

Premio del pubblico al miglior film d’alpinismo – Trento Film Festival 2020

Cinque donne indigene boliviane affrontano una spedizione unica nel suo genere: come gesto di liberazione e di emancipazione, decidono di scalare l’Aconcagua, la montagna più alta d’America. L’immagine è sorprendente: scalano indossando le loro gonne tradizionali. Sono più che alpiniste, sono donne coraggiose che trovano nella montagna uno spazio per sentirsi libere, felici e vive. La loro avventura mostrerà al mondo un modo entusiasmante di essere donna, di vivere la tradizione e rapportarsi con Madre Natura.

Martedì 8 febbraio

ore 18.00

VENIA – 18’ (Italia, 2021) – Emanuele Confortin

L’alpeggio rappresenta da secoli l’essenza delle professioni di montagna. Il lavoro con gli animali al pascolo e la gestione di una malga sono attività complesse, a lungo tramandate di generazione in generazione. Ancora oggi, nel Ventunesimo secolo, ci sono ragazze e ragazzi che scelgono di cogliere il testimone e dedicarsi alla vita di malga. Accade per i “figli d’arte”, giovani nati e cresciuti tra le montagne, per i quali le scelte professionali seguono un percorso in parte già segnato. Altri arrivano all’alpeggio per presa di posizione, spinti dalla passione per la natura e gli animali. Nell’uno e nell’altro caso, per diventare malgaro di professione servono senso del sacrificio e una spiccata professionalità, maturata con la pratica e, mai come oggi, attraverso un percorso di studi dedicato.

DIGA – 38’ (Italia, 2021) – Emanuele Confortin

Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO e SAT (Società Alpinisti Tridentini); Premio Museo Usi e Costumi della Gente Trentina  –  Trento Film Festival 2020

Ad autunno lasciano le Alpi per cercare l’erba in pianura, tornando solo a primavera. La pastorizia transumante è oggi nelle mani di ragazze e ragazzi consapevoli di aver colto il testimone di saperi antichi, legati alla tradizione ma proiettati in un contesto globale. Tra questi ci sono i Baldessari della Val di Fiemme detti Diga, pastori transumanti da quattro generazioni. Per loro le regole del gioco sono cambiate. Conseguenza dell’iper-urbanizzazione, del ritorno dei grandi predatori, del Covid-19 e di un mercato poco prevedibile, passato dalle macellerie di paese ai bastimenti diretti in Libia. È questa la testimonianza dei Diga, a partire da Renato Baldessari, padre orgoglioso di Chiara e Angelica, e zio di Sergio, ventenni o poco più appassionati di un mestiere complesso, cruciale per la sopravvivenza dei saperi di montagna, la cui continuità impone nuove sfide, una tra tutte ritrovare l’equilibrio tra uomo e ambiente naturale.

ore 20.30

KINNAUR HIMALAYA – 76’  (Italia, 2020) – Emanuele Confortin

Premio Mountain Wilderness – Torelló Mountain Film Festival 2020 (Spagna)

Il Kinnaur è un distretto tribale dell’Himalaya indiano situato tra il Tibet e la piana gangetica. Un luogo di spiriti, di esorcismi e di grandi cime dove sopravvive il culto dei grokch, gli oracoli di villaggio. Dopo secoli di isolamento, negli ultimi decenni il Kinnaur ha dovuto fronteggiare le sfide di una modernità incalzante. La monocoltura delle mele è la più evidente. In trent’anni la melocrazia ha imposto nuove logiche economiche, stravolto gli equilibri sociali e sostituito antiche attività agro-pastorali. Le mele hanno portato una ricchezza prima impensabile, trasformando il Kinnaur da terra di diaspora a destinazione per migliaia di migranti, in arrivo dall’India rurale e dal Nepal. La parabola della melocrazia potrebbe però avere vita breve. Colpa della crisi idrica e del riscaldamento globale, evidenti a tal punto da rendere il Kinnaur un modello utile per comprendere gli effetti del cambiamento climatico in Himalaya.

Martedì 15 febbraio

dalle ore 18.00 alle ore 23.00 – premiazione ore 20.30

HELLS BELLS SPELEO AWARD

Il programma di sala sarà pubblicato sul sito www.monteanalogo.net

Il concorso, dedicato specificamente a documentari, reportage e fiction di speleologia, in collaborazione con la Commissione Grotte Eugenio Boegan gruppo della Società Alpina delle Giulie, Sezione CAI Trieste, è giunto alla decima edizione. Anche quest’anno sarà possibile fruire di un’ampia carrellata di video riguardanti i più interessanti e coloriti aspetti della speleologia esplorativa e di ricerca. La giuria di Hells Bells Speleo Award 2022 è formata da Igor Ardetti, Miha Staut e Fulvio Mazzoli.

 

BAR LIBRERIA KNULP

Giovedì 17 febbraio

ore 18.00

Presentazione del libro MAGICO VELEBIT di Chiara Schiavato Veranić (in collaborazione con WWF)

Per l’autrice i monti del Velebit (Croazia) sono stati i “monti dietro casa”, esplorati, attraversati e assaporati piano piano nel corso di cinquant’anni. Percorrendo il lungo sentiero che li attraversa, ne illustra alcune caratteristiche e preziosità. I Velebit, caratterizzati da spettacolari panorami verso il mare e le isole del Quarnero, sono boscosi, punteggiati da praterie, pascoli, ambienti rupestri, doline, “polje” e profonde cavità ipogee. Territori carsici aspri e severi che ospitano una elevata biodiversità floristica e faunistica.

Chiara Schiavato Veranić e nata a Fiume (Rijeka) in Croazia nel 1955. Si è laureata con una tesi in Paleontologia alla Facolta di Scienze naturali dell’Università degli Studi di Trieste. Ha curato delle rubriche su La Voce del popolo, il quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero, raccontando con passione e competenza la ricca biodiversità croata. Chiara ci ha lasciato alla fine del 2020.

A completamento della presentazione di Magico Velebit, verrà proiettato l’audiovisivo “Velebit, tra le isole e il cielo” di Roberto Valenti, un’esperienza di trekking del 2001, sulla grande traversata del Velebitski Planinarski Put, il celebre Sentiero alpino del Velebit.

 Giovedì 24 febbraio

ore 18.00

THE IMMAGINARY LINE – 11’ (Stati Uniti, 2019) – Kylor Melton

Durante il più lungo shutdown governativo della storia americana, un team dal Messico e uno dagli Stati Uniti hanno installato una highline attraverso il confine: “In un mondo che cerca costantemente di separarci, siamo qui per riunirci, per attraversare quelle linee immaginarie che ci dividono…”

ON FALLING – 13’ (Canada, 2020) – Josephine Anderson

Tre giovani donne riflettono sulle loro esperienze di mountain-bikers professioniste, offrendo una riflessione sui limiti del corpo e della mente. Con Miranda Miller (campionessa del mondo UCI di downhill), Andréane Lanthier Nadeau (medagliata Enduro World Series) e Brittany Phelan (pro-rider e medagliata olimpica invernale).

CERVINO, LA CRESTA DEL LEONE – 34’ (Italia, 2021) – Hervè Barmasse, Alessandro Beltrame

Il Cervino è una delle montagne più belle al mondo, oltreché difficile da scalare, per cui è una delle ascensioni più ambite dell’arco alpino. Lo sa bene Hervé Barmasse che nella veste di guida alpina e divulgatore d’eccezione ci accompagna sulla via normale italiana, la Cresta del Leone, considerata la via regina delle Alpi.

ALLEIN – 10’ (Germania, 2018) – Franz Walter

Franz Walter per festeggiare i suoi 50 anni, l’alpinista e la guida alpina Robert Jasper partono per una spedizione solitaria in Groenlandia. Lascia il piccolo villaggio di Kulusuk con il suo kayak, e dopo dodici giorni passati pagaiando e trasportando materiali raggiunge il suo campo base ai piedi del Molar Spire. Con calma, concentrato e in solitudine inizia la salita di questa parete rocciosa di 500 metri.

SHARED VISION – 22’ (Regno Unito, 2019) – Keith Partridge Red Széll

Keith Partridge Red Széll ha sempre avuto un’indole avventurosa. Dopo la conquista gli iconici Old Man of Hoy e Old Man of Stoer, rimane solo l’Am Buachaille per completare la trilogia dei pinnacoli marittimi scozzesi. Raggiungere la partenza della scalata richiede una sorta di triathlon: mountain bike, arrampicata lungo falesie e una nuotata in piena mareggiata. Poi ha solo quattro ore per arrivare in cima e scendere, prima che l’oceano si scateni. Red è cieco, la sua storia è un viaggio che va oltre il visibile.

ore 20.30

SELMA – AN ADVENTURE FROM THE EDGE OF THE WORLD – 93’ (Argentina, Polonia, 2020) – Maciej Jablonski

Selma racconta l’incredibile storia dell’equipaggio della barca a vela polacca “Selma Expeditions” e il loro viaggio nelle acque più difficili del mondo. Undici membri dell’equipaggio affrontano l’eroica sfida di raggiungere la Baia delle Balene in Antartide, trascorrendo quasi quattro mesi a bordo di un piccolo yacht per raggiungere il punto più meridionale.

Giovedì 3 marzo

ore 18.00

GODSPEED, LOS POLACOS – 88’(Perù, Polonia, USA, 2020) – Adam Nawrot

Nella città di Cracovia, durante la guerra fredda, un gruppo di studenti universitari formò un club di kayak per spezzare la monotonia della vita sotto il dominio comunista e per esplorare i loro fiumi locali. Finché non puntarono all’impossibile: una spedizione di kayak nelle Americhe. Muniti di un camion militare a sei ruote, attrezzatura fatta in casa, e poca o nessuna abilità.

ore 20.30

OCEAN TO SKY – 106’ (Australia, Nuova Zelanda, 2019) – Michael Dillon

Poco dopo la tragica morte della moglie e della figlia minore, Sir Edmund Hillary, profondamente depresso, intraprende una terapeutica avventura: un’epica spedizione lungo il corso del sacro fiume Gange. Proprio quando l’India comincia a dare i suoi magici benefici, Hillary si trova in pericolo di vita. Versione totalmente nuova di From the Ocean to the Sky, Genziana d’Oro nel 1980, il film è un ritratto intimo di Hillary, e comprende un inedito commovente resoconto  del suo salvataggio dalla morte.

Giovedì 10 marzo

ore 18.00

QUERSCHNITT – 16’ (Italia, 2019) – Elisa Nicoli

Maria Walcher, artista sudtirolese, parte nella primavera 2018 con il suo furgoncino VW e viaggia per i luoghi più remoti dell’Alto Adige. Nelle piazze dei paesi allestisce una sartoria mobile, alla quale tutti sono invitati a partecipare, in uno scambio interculturale tra sarti, tessitori locali, artisti provenienti da varie zone del mondo e semplici passanti.

SENZA VOCE, LA STORIA DI STREGONI – 48’ (Italia, 2021) – Joe Barba

Due anni e mezzo con Stregoni, il progetto musicale di Johnny Mox e Above the Tree, per comprendere ciò che accade all’interno e all’esterno dei confini di un continente che sta vivendo la peggior crisi politica dalla creazione dell’ Unione Europea. Un vero esperimento musicale nei centri di accoglienza e nei club di tutta Europa, che cerca di raccontare cosa succede nelle nostre città. Una “colonna sonora” che raccoglie le voci e i suoni delle persone che lottano lungo i confini del Vecchio Continente.

TIME TO LEAVE – 51’ (Turchia, 2019) – Orhan Tekeoglu

Dopo aver lavorato per molti anni in Germania, l’ottantenne Hasan torna in Turchia e si trasferisce nella sua vecchia casa di legno in montagna, tra le sue mucche e i suoi vitelli. Il figlio di Hasan, Erdoğan, rimasto in Germania, è affetto da una grave malattia e il suo ultimo desiderio è quello di passare qualche notte nella baita del padre, addormentandosi al suono del vento. Hasan, che in passato ha trascurato il figlio, si mette al lavoro per preparargli una stanza e renderlo possibile. È una gara contro il tempo, dopo aver terminato i preparativi, non gli resta che aspettare il suo arrivo.

ore 20.30

PIERA – 8’ (Francia, 2019) – Christophe Galleron

Piera, una montanara italiana, è una specialista dei ghiacciai. Vagando per la massa di ghiaccio in via di sparizione evocherà il fantasma di suo nonno, Angelo, misteriosamente scomparso in alta montagna.

FISSURE – 26’ (Svizzera, 2018) – Christophe Margot

La storia dello svizzero Didier Berthod, uno dei migliori arrampicatori su roccia al mondo, che ha deciso di farsi prete. Nel 2003 Fred Moix ha assicurato Berthod durante la prima salita del Greenspit, scattando alcune foto, pubblicate poi in tutto il mondo. Un grande passo per entrambi. Nel 2006 Didier ha tentato la scalata del Cobra Crack in Canada, ma un infortunio al ginocchio ha fermato la sua ambizione. Ha interpretato questo incidente come “la risposta di Dio alle sue preghiere”, e preso i voti.

IL CERCATORE D’INFINITO – 47’ (Italia, Regno Unito, 2020) – Andrea Azzetti, Federico Massa

“Dio non mi chiederà quante montagne ho conquistato ma cosa ho fatto per gli altri”: questo il messaggio di Armando Aste, grande rocciatore, scomparso nel 2017. Il documentario mostra gli autori nei luoghi che hanno formato l’uomo e l’alpinista, andando all’origine della sua fede. Il viaggio termina in Africa: all’inaugurazione di un ospedale realizzato con una donazione di Aste. La riflessione sui valori che ispirano la montagna si apre a una riflessione sull’uomo e i suoi limiti.

Giovedì 17 marzo

ore 18.00

TALKING SOIL – 28’ (Bosnia Erzegovina, Svizzera, 2018) – Jan Baumgartner

Dalla fine della guerra in Jugoslavia si incontrano una volta all’anno, da qualche parte in Bosnia ed Erzegovina. Il terreno che calpestano è pieno di pericoli, Una minaccia che, anche dopo vent’anni, può ancora uccidere e ferire le persone. Il loro ruolo di sminatori non è stato riconosciuto dallo Stato, e così quel sentimento di costante incertezza è diventato per loro la norma. Non però la sensazione di essere lavoratori senza una professione.

HOLY BREAD – 54’ (Iran, 2020) – Rahim Zabihi

Genziana d’oro Miglior film d’alpinismo, popolazioni e vita di montagna; Premio Forum per la Pace e i Diritti Uman (Trento Film Festival 2020)

Il documentario narra dei “Kulbar” curdi, lavoratori che cercano di mantenere le famiglie trasportando a piedi le merci lungo il confine iraniano. Molti muoiono nel tentativo, sorpresi da bufere di neve o colpiti dalle armi della polizia di frontiera. La troupe ha seguito questi “Kulbar” per nove anni e ci mostra come loro sopravvivano ai margini della società, circondati da povertà, fame e disperazione.

ore 20.30

TREELINE – 45’ (Canada, 2018) – Jordan Manley

Con pazienza e in silenzio, gli alberi resistono. Sono gli esseri viventi più antichi che conosciamo da quando siamo sulla terra. Forniscono il nostro rifugio, il nostro carburante, sono il nostro complemento e, per alcuni, una divinità. Sono ponti viventi con il vasto passato del nostro pianeta, le loro storie segrete sono state inscritte nei loro anelli nel corso dei secoli e persino dei millenni. Treeline ci porta nei cipressi del Giappone, negli imponenti cedri rossi della British Columbia, in Canada, e negli antichi pini Bristlecone del Nevada, seguendo un gruppo di sciatori, snowboarder, scienziati e guaritori che si muovono al di qua e al di là di questi giganti ed esplorano una convivenza più antica di quella del genere umano.

PUSHED UP THE MOUNTAIN – 76’ (Cina, USA, 2020) – Julia Hallet

E’ un film poetico ed intimo sulle piante e le persone che se ne prendono cura. Attraverso la storia delle migrazioni del rododendro, oggi a rischio di estinzione nella sua nativa Cina, il film rivela quanta alta sia la posta in gioco per tutti gli organismi viventi, in questo periodo di distruzione senza precedenti del mondo naturale. Partendo dal giardino del padrino di Julia Haslett nelle Highlands scozzesi, il film viaggia tra i conservazionisti in Scozia e in Cina che dedicano la loro vita alla sopravvivenza del rododendro. Le pazienti riprese del loro lavoro si combinano ad antiche vedute paesaggistiche e con l’ispirata narrazione della regista, per creare un film che invita a riflettere sugli sforzi necessari a proteggere la natura dell’umanità, e per l’umanità.

Giovedì 24 marzo

dalle ore 18.00 alle ore 23.00  – premiazione ore 20.30

XXVII PREMIO ALPI GIULIE CINEMA “La Scabiosa Trenta”

Il programma di sala sarà pubblicato sul sito www.monteanalogo.net

Il Premio, riservato alle produzioni cinematografiche di autori originarie delle regioni alpine di Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia dedicate alla montagna (sport, cultura e ambiente), verrà consegnato quando saranno proiettate le produzioni premiate dalla giuria, quest’anno formata da Luca Gubbini (istruttore arrampicata FASI), Andrea Bellavite (giornalista) e Giorgio Gregorio (alpinista regista).

Il nome del premio richiama il fiore alpino immaginario cercato per una vita dal grande pioniere delle Alpi Giulie, Julius Kugy.

Un artista scelto nell’ambito regionale interpreta ogni edizione questo fiore che costituisce il principale riconoscimento del concorso. Quest’anno “La Scabiosa Trenta” in occasione della XXVII edizione è stata ideata da Irina Goruppi, studentessa della minoranza slovena in italia all’Accademia di Arti Visive ALUO di Lubiana.

Il programma potrebbe subire variazioni e integrazioni.

Mont Analogue, l’immortalità di un libro: la politica e il romanzo

ITALIAN VERSION

A fine Agosto il giornale francese Le Monde ha pubblicato sei articoli su Monte Analogue, il romanzo di Daumal che ha ispirato il nome della nostra associazione.

Abbiamo deciso di pubblicarli uno per volta, con la traduzione in inglese di ognuno.

Il secondo articolo, Il libro preferito di François Mitterand è un racconto del legame che il politico ha avuto con il romanzo.

Racconta di come sia venuto a conoscenza del libro, di come se ne sia innamorato.

Si accena alla riscoperta del romanzo avvenuta nei campus americani negli anni settanta, in cui il libro di Daumal era diventato un vero simbolo, e veniva scambiato e girato fra universitari continuamente.

Per Mitterrand stesso, il libro era un simbolo, e i vari significati e le ambiguità presenti nel testo rimarranno qualcosa a cui il politico dedicherà ricerche e riflessioni fino alla morte.

ENGLISH VERSION

At the end of August, the French newspaper Le Monde has published six articles on Mont Analogue, René Daumal’s novel which our Organization was named after.

The Team of Monteanalogo has therefore decided to republish them, with an English traslation of each one of the articles.

The second one, François Mitterand’s favourite book, tells us about the importance of the book trough Mitterand’s life.

We will know how the famous French politician has discovered the existence of the bool, and how he fell in love with it.

The book was rediscovered by everyone during the Seventies in the USA, where Doumal’s novel became such an important read that students shared it continuously.

For Mitterand too the book was not just a novel, but first of all a symbol: all those ambiguities and meanings hidden in the book will be by Mitterand’s side until his very last breath.

François Mitterrand’s favorite book

For François Mitterrand, the year 1968 is a test: it seems to him that his own youth is slipping through his fingers. His presidential candidacy, announced on May 28th, hasn’t gained the expected support, and his affair with Anne Pingeot is struggling – as one can see (and if one chooses to trust it) from their correspondence, collected in Letters to Anne (Gallimard, 2016). “I am truly dismayed”, he said on May 29th, annoyed that his mistress didn’t wait for him on a date. “My beloved Anne, in spite of the History which marches at great speed on this day, I am the one you love and who loves you”.

It was then that he devoured Le Mont Analogue, an unfinished novel published in 1952, six years after the death of its author, the Reims writer René Daumal (1908-1944). To win back his lover, the socialist literally leant on the book: “I am writing to you stretched out on the wheelbarrow, using Mount Analogue as a desk”, confided her on July 6th. He started reading it on the plane: “I’m spellbound. I believe you will be too”; three days later, a new letter: “I have finished Le Mont Analogue. It is a masterpiece; it would have been a major work of French literature if Daumal had not died before completing the fifth chapter. I’ll bring it for you to read in Gordes” (Gordes is the village in Vaucluse where the two lovers met). Anne is 25 years old, François is in his fifties. In December 1967, he decorated his room with a poster of Che Guevara.

Did you know that in American campuses, hippies passed each other Le Mont Analogue as if they were trading drugs and sex partners? The book is about the ascent of a symbolic mountain by a group of scholars. For Mitterand it will be symbolic in many ways; and he will mark out its ambiguities until death. So it is with his loves: he will praise the novel with Anne in vain, because it will be his wife, Danielle, a bookbinding enthusiast, who will adorn with red morocco the three copies he will acquire over time. And so as well with his friendships. Gabriel Matzneff – currently targeted by a preliminary investigation for the rape of a minor of less than 15 years – visits as a neighbour François Mitterrand on October 7th 1968: “We spoke at length (…) of René Daumal, of which he lent me Le Mont Analogue“, notes the writer in his diary Venus and Juno (La Table Ronde, 1979).

At the same time, Mitterrand praised the novel with another controversial figure: Roland Dumas. On November 14th of 1968, the lawyer pleaded for the posthumous publication of the letters of Roger Gilbert Lecomte (1907-1943), a poet from Reims who led, alongside Daumal, the literary group Le Grand Jeu. “The governess of Gilbert Lecomte’s father had inherited the rights. She prevented everything because she said that he made her dad suffer”, recalls Dumas, at the height of his 98 years. And the old lion modulated, in a smooth voice: “It must be said that all these writers were quite drugged”.

A book that calls for infinity

The mountain described by Daumal is surrounded by the Pacific. It is on another kind of pebble, Saint Louis Island, in Paris, that Dumas receives us. Documentary filmmaker Laurent Védrine, 45 years old, joined the interview. Ever since he discovered it through a friend five or six years ago, he’s been obsessed with Le Mont Analogue. His father and his grandfather, Hubert and Jean, were close collaborators of Mitterrand; and it was his maternal great uncle, the glassmaker Pierre Chigot, who introduced the socialist to Roland Dumas. “When he talks about ‘the forces of the mind’ in his short speech in 1995, do you think he had Daumal in mind?”, asks Laurent Védrine. The nonagenarian leaves the mystery hovering: “They had, without any doubt, the same state of mind”.

Boris Bergmann also lives on Saint-Louis Island. Lawyer Paul Grunebaum-Ballin, his great-grandfather, was close to another socialist, Leon Blum. For the fall, the 29-year-old writer is preparing a collective exhibition in Reims on Mont Analogue, as well as a beautiful book, at the book publisher Gallimard. While going through the archives, he came across an “Apostrophes” program, broadcasted on February 7th of 1975, in which Mitterrand reiterates his love for the novel.

The young man wonders: was the president actually imagining this magical mountain during his ritual climbs on the rock of Solutré, in Burgundy? At the time of imagining the Louvre pyramid in 1983? Or to climb Sinai in 1987? “It’s a book that calls for infinity …” sighs Bergmann dreamily.

Despised by Chiraquie, the 61-year-old judge Eric Halphen found in his boxes a copy of Mont Analogue, annotated by singer Guy Béart (1930-2015). It belonged to his father, the journalist André Halphen (1930-2017), founder of Télé Poche. “Dad was fondling a draft biography of Daumal, his favourite author. Mitterrand, whom he frequented in the 1970s, should have signed the preface. The project got lost in limbo, alas”.

When she worked at Gallimard, Prune Berge watched over the audiovisual rights of Mont Analogue. According to her, one has to go back to Jarnac, in Charente, where Mitterrand grew up, to understand his crush: “He was very close with my aunt, Françoise Delons Royer, the niece of one of the members of the Grand Jeu, André Delons (1909-1940). Maybe they talked about Daumal?” In his Memoirs, Bernard Gheerbrant (1918-2010) remembers the socialist’s visits to his bookshop-gallery, La Hune, at the beginning of the 1950s, in Paris: “He rediscovered the periodical Le Grand Jeu“, he writes.

Madeleine of youth

The Charentais hypothesis therefore seems plausible: for Mitterrand, Daumal would be a madeleine in his youth. Over time, it will also be a companion on the road beyond. In September of 1992, during his stay at Cochin Hospital, where he was treated for prostate cancer, businessman Pierre Bergé brought Le Mont Analogue to the president.

“I witnessed a passionate discussion between the two of them about this novel in a bistro at the end of 1989,” says journalist Laure Adler. “In 1995, I interviewed him in his room at the Elysee Palace: Mount Analogue sat enthroned on the bedside table, surrounded by books on Teresa of Avila and Buddhism”.

After the death of the Sphinx on January 8th in 1996, at the age of 79, other politicians – from François Bayrou to Dominique de Villepin – looked to Daumal; the brother of socialist Pierre Moscovici, the banker Denis, even collected his manuscripts…

This is because the mountain, as wrote the Rémois, “is the way men can rise to divinity, and divinity reveals itself to men”. For those who aspire to the heights of power, there is undoubtedly something to think about.

Arriva l’Alpi Giulie Cinema!

Il primo Febbraio torna al Miela e al Knulp di Trieste il celebre festival del cinema della montagna, con nuove imperdibili pellicole da tutto il mondo.

Due mesi intensi di film di montagna!

A breve uscirà il programma completo.

Locandina

La prima tela di una mostra virtuale di Marco Preti che presenteremo prossimamente

di Marco Preti

Indottrinati da Renè Daumal, molti alpinisti girano il mondo alla ricerca del proprio Monte Analogo. Immagine mitica rappresentata da una cima altissima che svetta in mezzo a un’isola, dall’altra parte del Mondo. Le due spedizioni a bordo del Pelagic mi hanno permesso di ri-trovare il mio Monte Analogo. Si chiama Mount Verne e si trova sull’isola Pourqoui Pas, Terra di Graham, Penisola Antartica. Con Jacopo e Skip ne compimmo la prima salita della parete Sud, 36 lunghezze ripide ed entusiasmanti.

 

 

Proiezione lungometraggio “Diga”

Venerdì 24 settembre si terrà alle ore 21.00 – presso la Sala S.O.M.SI di Pinzano al Tagliamento – la proiezione del film Diga: un film-documentario che racconta la vita dei Diga, pastori transumanti giunti alla quarta generazione, costretti ad affrontare alcune delle più importanti sfide della Montagna. Per loro, al tempo del riscaldamento globale, dell’iper-urbanizzazione e del ritorno dei grandi predatori, le regole del gioco sono cambiate.

Sarà presente in sala il regista Emanuele Confortin, direttore responsabile della rivista “Alpinismi.com”.

Mont Analogue, l’immortalità di un libro: i nuovi eredi

ITALIAN VERSION

A fine Agosto il giornale francese Le Monde ha pubblicato sei articoli su Monte Analogue, il romanzo di Daumal che ha ispirato il nome della nostra associazione.

Abbiamo deciso di pubblicarli uno per volta, con la traduzione in inglese di ognuno.

Il primo articolo è La vertiginosa eredità di un romanzo incompiuto. Quante persone ci sono, nel mondo, che sono tuttora influenzate da questo romanzo? In che modo Daumal è capace ancora oggi, nel 2021, di parlare ai contemporanei e di essere al fianco delle nuove generazioni che crescono leggendolo e amandolo?

Credo sia un po’ la solita storia: è un classico, e da tale è immortale. La bellezza dei libri che trascendono il concetto di temporalità ed epoca, è che riescono a essere percepiti come contemporanei da varie generazioni.

Mont Analogue è stato pubblicato per la prima volta del 52: questo signfiica che più di tre generazioni, ormai hanno avuto modo di crescere leggendolo. Viene spesso considerato un libro per ragazzi, vista la sua natura di romanzo d’avventura, ma in realtà è un romanzo filosofico e simbolico. E come capita con tutti i classici, lo si può leggere a qualunque età, e riuscirà sempre a far riflettere e insegnare qualcosa al lettore.

L’articolo di cui vi lasciamo la traduzione qua sotto parla proprio dell’eredità che il romanzo ha lasciato in Franca – e nel mondo: parla di persone rimaste talmente affascinate dalla natura poliedrica del libro che hanno voluto rendergli omaggio.

ENGLISH VERSION

At the end of August, the French newspaper Le Monde has published six articles on Mont Analogue, René Daumal’s novel which our Organization was named after.

The Team of Monteanalogo has therefore decided to republish them, with an English traslation of every one of the articles.

The first one is titled The vertiginous inheritance of an unfinished novel. How many people have the novel  influenced since its publication? In which way is Daumal still capable of speaking and raising new generations who grow up reading his book?

It’s the same old story: it’s a classic, which means it’s immortal. Classics go beyond the concept of time or age, they can be perceived as modern by every generation.

Mont Analogue has been first published in 1952, which means that more than three generations have been grown up reading it. It is indeed often labeled as a young adult adventure book, but its real core is symbolic and philosophical. And as per its classical nature, it can be read at every age, and it will still speak to the reader, giving them new knowledge and idea to think about.

The article of which we will provide you the English translation is about the inheritance that the novel has left in France – and around the world too: it’s about people so much bewitched by the multifaceted nature of the novel that they wanted to pay tribute to it.

The vertiginous inheritance of an unfinished novel.

These days, L’Impossible is drifting along the French Riviera. On board, a 37-year-old plastic artist, Antoine Proux. On the white sail, he wrote, in black letters: “And you, what are you looking for?”- a reference to the title of the last chapter of Mont Analogue, book unfinished by René Daumal (19/08/1944).

Published in 1952, it tells of the expedition of a group of scholars towards a mysterious mountain, connecting Earth and Heaven, the base of which is accessible and the summit inaccessible. This is not the first tribute that Antoine Proux pays to this novel, as short as it is unknown. In Paris, where he has settled, the Creusois recycles wine bottles on which he always affixes the same stamp: “René Daumal”. Before leaving them discreetly in supermarkets, museums …

Even though not to the same point, there is also the Bourse de Commerce, where industrialist François Pinault opened a contemporary art museum at the end of May. At the top of the Medici column, attached to the building, a projector spreads its glow over Paris: it is a “luminous translation” of Mont Analogue, arranged by another plastic artist, Philippe Parreno, 57 years old. Nearly 5,000 colours, spinning 31 meters high: the Eiffel Tower better watch out.

What a flagship book this is, shining in more and more heterogeneous circles. From artists, mountaineers, scientists or politicians pass it on like a grigri, margins up to institutions. If in France there are only two streets and one square named after René Daumal, winks abound abroad: Mont Analogue is the name of a record store in Los Angeles, a film dealer in Sydney, a production company in Berlin, mountaineering clubs in Trieste or Mexico, a school in Minneapolis, publishing houses in Stockholm or Seattle … “Even without wanting to, we always leave traces, anticipated Daumal. Respond to your footsteps in front of your fellows. “

You will find this imprint as far as Champcella, in the Hautes-Alpes. On August 21, at 9:30 a.m., the town will inaugurate a terminal symbolizing the distance that separates it from Mount Analogue, estimated at 16,248 kilometres. Afterwards, its creator, the ceramicist Virgile Loyer, 46, will participate in a “round and square table” around Daumal. By his side, the ethnobiologist Nicolas Césard, 45 years old; mountaineer Bernard Amy, 81; documentary filmmaker and beekeeper Laurent Védrine, 45 years old. The latter is the leader of a “relief expedition to Mount Analogue,” as he calls the odd role-playing game he engages in with a dozen friends.

This is the book I gave as a gift the most

December 22, 2019: following a party farewell in the Parisian suburbs, the friends sought after the end of Daumal’s novel. They saw each other, sometimes; have often written to each other; over-thought – not too bad of a thing; created, a little. So far, none have really come back. “For a moment, my 13-year-old son thought I was really gone, I had to reassure him”, admits Laurent Védrine. For his imaginary equipment, he collected prestigious sponsorships, from the physicist Etienne Klein to the landscaper Gilles Clément, all Daumal enthusiasts. As for the sponsors, on the other hand, it has been a shambles. “The Old Camper had promised us freeze-dried rations… They never arrived”, grumbled the fellow under his breath.

Boris Bergmann was more successful. With the enthusiasm of his 29 years, this writer convinced the Luma Foundation to finance a reissue of Mont Analogue, augmented with texts, photos, drawings…

It will appear on October 14, at Gallimard. Contents of this great book are beautiful people: the rocker Patti Smith or the ci-neo-maker Alejandro Jodorowsky. Most of them will take part in the Mont Analogues exhibition, from September 17 to December 23, at the Regional Contemporary Art Fund in Champagne-Ardenne, in Reims, where Daumal grew up. Boris Bergmann will be one of the commissioners.

To explain why this book is magnetic and stabilized fro so many collectives, he quotes one of his favourite passages: “Because we are two, everything changes; task doesn’t get twice as easy, no: impossible it becomes possible“. He discovered Le Mont Analogue around the age of 14 or 15, on the advice of a friend, the writer Mathieu Terence. “This is the book that I gave as a gift the most“, continues the one who devoted his dissertation to him, subtitled “From the unfinished to the infinite“. “I spend quite a lot for Mount Analogue, I gift three or four copies of it per month”, adds Laurent Védrine.

At Allia, where the novel was republished in January 2020, there have sold more than 4,000 copies. “An honourable result for a book of which there are already other editions“, pleasingly said Danielle Orhan, director of editions. The Reims exhibition is the first ever dedicated to Daumal. His name had certainly appeared on other routes, in Le Havre in 1980, or at the Museum of Modern Art in Paris in 1992. But these celebrated the Great Game, a rival group of surrealism, which Daumal had briefly and brilliantly hosted with three high school friends. So, Boris Bergmann went out of his way. He has invited artists of all pedigree, approached the writer’s heirs, assembled a host of archives.

The manuscript

The manuscript of Mount Analogue is the only one that has escaped. He sleeps in a valley in Piedmont, in northern Italy, with Claudio Rugafiori, who intends to bequeath it to the Parisian library Jacques Doucet, upon his death. It is to this 83-year-old scholar that we owe the reference editions of the novel, on both sides of the Alps. “I discovered Daumal in a bookstore in Lausanne, I was 13-14 years old; like a good asthmatic, I was a big reader, testifies the Italian. The evidence of his genius jumped out at me“.

William Marx, 54-year-old, read it during his high school years. Holder of the chair of comparative literatures at the Collège de France, it is hardly surprising that this novel has raised so many children.

Daumal is one of those eternally young authors who was able to keep the humour and the seriousness of adolescence. The incompletion of the novel appears to be a pledge of sincerity“.

To refer to his secret, almost mystical, network of readers, he compares it to the Fellowship of the Ring – “even though Daumal is far less heavy than Tolkien“. The trail deserves to be dug: what if the posterity of the book was due to its ability “to establish new links between ideas of completely disparate matters“, as Daumal describes one of the heroes? Genius of analogy, this art of mixing up topics: “The door to the invisible”, he added, “must be visible”.

HERE you can read the original article in French.

Servizio Civile Solidale con Monte Analogo

Monte Analogo continua la propria collaborazione con Arci Servizio Civile Friuli Venezia Giulia Aps e anche quest’anno ospiterà alcuni giovani volontari di Servizio Civile Solidale.

Il Servizio Civile Solidale è dedicato a tutti i giovani residenti nella Regione Friuli Venezia Giulia che hanno tra i 16 anni compiuti e i 18 anni non compiuti nel momento di presentazione della domanda di partecipazione.

È attivo il Bando Servizio Civile Solidale 2021, al quale Monte Analogo partecipa assieme ad ASC FVG con il progetto Rock Mountain. È possibile presentare la propria candidatura entro le ore 14.00 di venerdì 18 giugno 2021.

L’Associazione Monte Analogo offre tre posti per i giovanissimi volontari con 360 ore di servizio (impegno annuo), da settembre 2021 a settembre 2022.

I volontari parteciperanno all’organizzazione della rassegna internazionale di cinema di montagna (gestione della segreteria organizzativa, corrispondenza con gli autori dei film, raccolta di film e script ed eventualmente traduzione e sottotitolazione in lingua italiana); saranno inoltre coinvolti nell’organizzazione di eventi di montagna (gestione social media e siti web, promozione, allestimenti di banchetti informativi, partecipazione alle serate di proiezione a Trieste e in Regione) e di attività formative di video-making sul tema montagna (formazione, organizzazione escursioni, creazione dei video, montaggio e successiva presentazione).

Per i giovani volontari è previsto un riconoscimento economico di 892,38 euro.
È possibile, inoltre, richiedere al proprio istituto scolastico il riconoscimento dei crediti formativi relativi allo svolgimento del Servizio Civile Solidale.

Per maggiori informazioni visitare il sito di Arci Servizio Civile FVG o chiamare allo 040 761683.

Il Servizio Civile Solidale, istituito con la Legge Regionale n.11/2007, è nato per sviluppare e valorizzare lo strumento del Servizio Civile sul territorio regionale creando occasioni per contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani.

Monte Analogo ospiterà un tirocinante universitario

Per alcuni mesi Monte Analogo ospiterà un giovane tirocinante universitario. Si chiama Tommaso e assisterà il personale dell’Associazione nell’organizzazione di Alpi Giulie Cinema 2021, supportando il lavoro che stanno svolgendo i volontari di Servizio Civile Solidale.

Monte Analogo ha stipulato una convenzione con entrambi gli Atenei presenti in Friuli Venezia Giulia,  l’Università degli Studi di Trieste e l’Università degli Studi di Udine, e negli anni passati ha già ospitato giovani studenti. Tra questi, alcuni hanno poi deciso di provare l’esperienza di Servizio Civile Universale con Arci Servizio Civile FVG, Associazione che collabora attivamente con Monte Analogo.